Sentenza Corte di Cassazione, n. 9691 del 24/03/ 2022 di Maria Tindara Saitta
La Corte di Cassazione, con questa importante pronuncia, tratta della sindrome da alienazione parentale stabilendo che il richiamo alla stessa non può ritenersi legittimo. I Giudici della Suprema Corte hanno stabilito che la bigenitorialità non può prevalere rispetto al superiore interesse del minore, che va sempre considerato quale primo parametro di giudizio.
Nella vicenda di che trattasi, la Corte di Cassazione ha ritenuto che i Giudici di merito per attuare il diritto di uno dei genitori - che ne era rimasto escluso - alla bigenitorialità del figlio, avevano valutato solo parzialmente la questione di quale il miglior interesse del minore, non considerando quale sarebbe stato l’impatto sul medesimo delle conseguenze traumatiche dovute allo strappo dalla sua quotidianità familiare e dalle, non contestate, amorevoli cure della madre. La Corte, inoltre, ha condannato il mancato ascolto del figlio dodicenne, capace di discernimento e l'uso della forza per prelevare il minore dalla abitazione nella quale viveva con la madre, onde collocarlo in una casa-famiglia. In merito a ciò la Corte ha, altresì, affermato un giudizio negativo anche sulla pratica di allontanamento dei figli con l’uso della forza pubblica, ritenendo che "non appare misura conforme ai principi dello Stato di diritto".
Nel proprio ragionamento la Suprema Corte richiama, poi, la Giurisprudenza della Corte Europea dei diritti umani, la quale ha più volte sottolineato che gli Stati membri, al fine di rispettare quanto stabilito dall'articolo 8 della Cedu (sul diritto al rispetto della vita dei minori nella famiglia) devono fare il possibile per realizzare il diritto di visita del genitore non convivente con il figlio, determinandosi la violazione del citato articolo della Convenzione, quando il genitore con il proprio comportamento, attui dinamiche atte ad impedire all’altro genitore ed al proprio figlio di incontrarsi.
In tale condivisa cornice giurisprudenziale sovranazionale, ritiene, però, che nel caso di che trattasi contrariamente a quanto è argomentato dai giudici di merito, nonché da una certa parte della dottrina in materia, l’accertamento della violazione del diritto del padre alla bigenitorialità, nonché la conseguente necessità di garantire l'attuazione del diritto, di per sé, non possono comportare automaticamente, ipso-facto, la decadenza della madre dalla responsabilità genitoriale, quale misura estrema che recide ineluttabilmente ogni rapporto giuridico morale ed affettivo con il figlio dodicenne ... ciò appunto senza un bilanciamento degli interessi in causa che non può prescindere dal primario scopo del miglior interesse del minore.
La Cassazione dunque ha accolto integralmente il ricorso presentato dalla madre, la quale ha riottenuto la responsabilità genitoriale sul figlio e il ricollocamento dello stesso presso di sè.
In conclusione, la Corte di Cassazione ha riaffermato alcuni orientamenti del Supremo Collegio.
In particolare:
- la decadenza dalla responsabilità genitoriale non può essere motivata dalla sola invocazione della PAS - peraltro non riconosciuta dalla scienza medica ufficiale - ma considerata la gravità di una tale decisione, la stessa deve essere supportata da una approfondita istruttoria e da sicuri elementi di prova.
- per adottare provvedimenti de potestate deve sempre primariamente essere considerato il preminente interesse del minore e gli altri interessi fatti valere in causa seppur legittimi dinanzi a questo devono cedere il passo
- l’ascolto del minore da parte del Giudice è un passaggio necessario per comprendere e valutare quale il miglior interesse del medesimo
Avv. Maria Tindara Saitta
Nella vicenda di che trattasi, la Corte di Cassazione ha ritenuto che i Giudici di merito per attuare il diritto di uno dei genitori - che ne era rimasto escluso - alla bigenitorialità del figlio, avevano valutato solo parzialmente la questione di quale il miglior interesse del minore, non considerando quale sarebbe stato l’impatto sul medesimo delle conseguenze traumatiche dovute allo strappo dalla sua quotidianità familiare e dalle, non contestate, amorevoli cure della madre. La Corte, inoltre, ha condannato il mancato ascolto del figlio dodicenne, capace di discernimento e l'uso della forza per prelevare il minore dalla abitazione nella quale viveva con la madre, onde collocarlo in una casa-famiglia. In merito a ciò la Corte ha, altresì, affermato un giudizio negativo anche sulla pratica di allontanamento dei figli con l’uso della forza pubblica, ritenendo che "non appare misura conforme ai principi dello Stato di diritto".
Nel proprio ragionamento la Suprema Corte richiama, poi, la Giurisprudenza della Corte Europea dei diritti umani, la quale ha più volte sottolineato che gli Stati membri, al fine di rispettare quanto stabilito dall'articolo 8 della Cedu (sul diritto al rispetto della vita dei minori nella famiglia) devono fare il possibile per realizzare il diritto di visita del genitore non convivente con il figlio, determinandosi la violazione del citato articolo della Convenzione, quando il genitore con il proprio comportamento, attui dinamiche atte ad impedire all’altro genitore ed al proprio figlio di incontrarsi.
In tale condivisa cornice giurisprudenziale sovranazionale, ritiene, però, che nel caso di che trattasi contrariamente a quanto è argomentato dai giudici di merito, nonché da una certa parte della dottrina in materia, l’accertamento della violazione del diritto del padre alla bigenitorialità, nonché la conseguente necessità di garantire l'attuazione del diritto, di per sé, non possono comportare automaticamente, ipso-facto, la decadenza della madre dalla responsabilità genitoriale, quale misura estrema che recide ineluttabilmente ogni rapporto giuridico morale ed affettivo con il figlio dodicenne ... ciò appunto senza un bilanciamento degli interessi in causa che non può prescindere dal primario scopo del miglior interesse del minore.
La Cassazione dunque ha accolto integralmente il ricorso presentato dalla madre, la quale ha riottenuto la responsabilità genitoriale sul figlio e il ricollocamento dello stesso presso di sè.
In conclusione, la Corte di Cassazione ha riaffermato alcuni orientamenti del Supremo Collegio.
In particolare:
- la decadenza dalla responsabilità genitoriale non può essere motivata dalla sola invocazione della PAS - peraltro non riconosciuta dalla scienza medica ufficiale - ma considerata la gravità di una tale decisione, la stessa deve essere supportata da una approfondita istruttoria e da sicuri elementi di prova.
- per adottare provvedimenti de potestate deve sempre primariamente essere considerato il preminente interesse del minore e gli altri interessi fatti valere in causa seppur legittimi dinanzi a questo devono cedere il passo
- l’ascolto del minore da parte del Giudice è un passaggio necessario per comprendere e valutare quale il miglior interesse del medesimo